Ritornando a casa non erano più gli stessi; quellʼuomo aveva cambiato le loro vite, e nei giorni seguenti, se da una parte Fanny prese a star meglio seguendo le prescrizioni, e tolse il busto che da anni lʼangustiava, Luigi non conobbe tregua nella cura di quanto il maestro aveva seminato in lui. “Voglio provare anchʼio!” disse, e un mondo tutto da esplorare gli si schiuse piano piano, innescando una lentissima ma inesorabile ascesa.
Lezaeta morì quasi subito dopo quellʼincontro, e Rafael, consapevole della sensibilità di quelle persone venute da tanto lontano, e che il padre aveva colmato di così affettuosa attenzione, si abbandonò ad un rapporto di vera amicizia. Li accolse nella loro casa sociale, lʼHogar, dove si potevano applicare le indicazioni del maestro in modo appropriato, con la guida dei “samaritani” e delle “samaritane”, divennero i preferiti del gruppo. In particolare, fu compito di Fanny avere il primo approccio con i nuovi arrivati che affluivano alla casa in continuazione, e che erano di ogni razza ed estrazione sociale.
Rafael le diceva: “Fanny, ci sono persone nuove, và tu, fagli vedere la casa, spiega tu. Non importa se parli “gringo”; poi diceva a Luigi: “Se tu ritorni in Italia, non occorre che lavori. Se traduci il libro di mio padre, farai del bene, e ti prometto che potrai vivere di quello”. Erano stati gli ultimi arrivati, ma nel cuore di Rafael divennero i primi. Col passare dei giorni, lʼesperienza nel “focolare”, questo è il significato cileno della parola Hogar, in cui tutti si volevano bene e si aiutavano, rese ancor più preziosa e incancellabile nella loro anima lʼeredità ricevuta dal maestro; restarono ancora qualche tempo, poi ritornarono in Italia, consapevoli della responsabilità di dover divulgare quella semplice e rivoluzionaria medicina che avevano conosciuto.
Non fu facile per Luigi e Fanny, tornati in Italia nel 61, sostenere la mole di lavoro necessaria alla divulgazione della Medicina Naturale di Lezaeta. Tanto più che si era nei tempi in cui anche solo lʼidea di un diverso modo di affrontare la malattia veniva pesantemente schiacciata da una mentalità asservita alla tecnologia, che muoveva sempre più passi da gigante. Ogni tentativo di andar contro corrente veniva messo al bando senzʼaltro e definito, nella migliore delle ipotesi, “ciarlataneria”. Ma una forza interiore eccezionale guidava Luigi. Fu instancabile. Tutto quello che aveva appreso nellʼHogar lo sperimentò ripetutamente su se stesso e su Fanny, e poi su diverse altre persone, allargando pian piano la propria esperienza, ottenendo i primi eclatanti casi di guarigione.
Contrariamente alle previsioni, purtroppo, ci vollero ben più di dieci anni perché la traduzione del libro di Lezaeta fosse ultimata, stampata e posta in vendita. E neanche questo si ottenne con facilità. In principio nessuna libreria accettava di tenere in vetrina un simile trattato. Ne prendeva in visione poche copie, per restituirle poi in malo stato a Fanny, che se ne tornava a casa sempre più avvilita. Addirittura, quelle stesse persone che erano guarite dietro i consigli di Luigi, offerti gratuitamente, non lo acquistavano (tanto non ne avevano più bisogno). Comunque, un poco alla volta, le cose andarono meglio, grazie allʼincoraggiamento del fu dott. Alfonso Palatini che al tempo già curava con sistemi non convenzionali, e grazie anche allʼaccettazione di gruppi religiosi che trovavano nelle dieci regole della Medicina Naturale enunciate da Lezaeta, una affinità con gli insegnamenti del Vangelo.
Da parte sua, Luigi non aveva mai smesso di approfondire lʼIridologia, e sulla base delle sue innumerevoli esperienze e osservazioni, rielaborando precedenti teorie e concezioni sullʼargomento, pubblicò nel ʼ77 il suo primo testo scientifico, lʼIridologia, che può considerarsi un vero trattato di iridiagnosi chiaro ed esauriente, e di facile consultazione. Questo gli valse nel ʼ79, lʼattestato di prof. associato di Iridologia e Naturopatia della International Free University G. Galilei – West Virginia (USA); e nel novembre dellʼ 80 la stessa gli conferì il diploma ad Honoris Causa. In virtù dei suoi studi, anche la Teatina Accademia di Scienze, conferendogli il professorato, lo nominò membro attivo.
Nel 1980 diede vita allʼAssociazione Nazionale Italiana Medici Iridologi Naturopati (ANIMIN) […] che istituiva corsi per medici di iridologia e naturopatia.
Il vasto movimento di opinione e la notorietà derivatagli dal secondo libro “La nuova dietetica”, nonché dagli eclatanti casi di guarigione che si susseguivano, a conferma delle teorie enunciate coinvolsero Luigi in una specie di sogno. Tutto quanto egli desiderava, e per cui aveva lavorato, piano piano stava realizzandosi.
[…]La fondazione dellʼA.c.n.i.n., avvenuta in occasione di un seminario organizzato a Conegliano Veneto nellʼottobre del 1983, significò per Luigi lʼinizio di una fase della vita pregna di responsabilità umane e morali, e di grande coinvolgimento mentale ed emotivo. […] Il ricordo dellʼHogar cileno era rimasto sempre vivo.
Lʼio e la materia, come egli definiva lʼentità-uomo, molto doveva avvalersi della componente psicologica, per poter affrontare nella dimensione giusta la malattia.
“La società come il senso della parola intende, purtroppo oggi non esiste più. Oggi essa esprime un raggruppamento di uomini che non conoscono i reali valori che guidano il sano ed etico modi di vivere; si personalizza con lʼintolleranza, lʼipocrisia, la disonestà, il potere economico, politico e religioso, con lʼarrivismo, ma senza un briciolo di coscienza nei confronti dellʼetica, salubrità sociale. Questo mio modo di pensare e prevenire ha dato allʼAcnin la possibilità di essere quella che è: una goccia cristallina di acqua distillata, e come tale deve rimanere”.
Grazie alla medicina naturale di Lezaeta potè affrontare lʼormai cronicizzata polinevrite, riuscendo a bloccarla e vivere così normalmente senza più lʼausilio dei farmaci.
Con le pratiche Naturali, visse e lavorò fino allʼultimo, conservando lʼuso della vista. Episodio degno di nota, riuscì anche ad ottenere il rinnovo della patente, ormai 60enne, grazie allʼesito positivo della visita oculistica, cui si era sottoposto, molto previdentemente, dopo essersi applicato il clistere e fatto il bagno di vapore.
Morì nel 1991 dopo aver fondato l’Accademia Galileo Galilei di Trento.