Condivido una storia scritta da un caro amico per se stesso e per i suoi figli.
Autore: Michele Balestra, insegnante di Filosofia.
C’era una volta in un paese lontano lontano, un bambino di nome Omar…
Un giorno Omar, un bambino di otto anni, si alzò e si diresse verso la cucina. Cercò il latte nel frigorifero, i suoi biscotti preferiti e una tazza bella grande. Soddisfatto di aver trovato tutto quel che cercava, mise in bocca il primo biscotto che aveva inzuppato per bene mentre stava ancora facendo la preghiera.
Si mise sazio sul divano, voleva accendere la TV ma sapeva che non poteva, così giocò un po’ con i Lego, poi sognò di volare, tirò tre calci al pallone facendo rumore, sperando che qualcuno si svegliasse ma niente, nessun rumore, la casa sembrava deserta.
Stanco di aspettare corse nel letto dei genitori e nel buio della stanza ci si infilò, ma lo trovo freddo e vuoto: mamma e papà non c’erano. E dov’erano andati? Iniziò a chiamarli, piano, poi normalmente girando per tutta casa, poi sempre più forte, infine gridando. Non rispondeva nessuno.
Una grande tristezza scese nel cuore di Omar, si sentì solo e pianse a lungo, di un pianto disperato. Poi ebbe fame, si asciugò gli occhi e si mangiò altri biscotti e trovò le forze per attuare il suo piano: cercare mamma e papà. Si vestì, preparò uno zaino pieno di cose da bere e da mangiare, se lo mise in spalla e mentre stava andando verso il garage per prendere la sua mitica bicicletta, vide una cosa strana, grande, in mezzo alla stanza, proprio vicino alla porta. Uno scatolone con scritto il suo nome. Ma come aveva fatto a non averlo visto prima?
Dentro lo scatolone non trovò altro che fogli colorati, pieni di parole.
Uno rosso con su scritto FORZA. Uno giallo con scritto CORAGGIO. Uno verde con scritto SPERANZA. Uno blu con scritto GENTILEZZA. Ed infine uno bianco con scritto PAZIENZA. Deluso dal contenuto dello scatolone stava quasi per uscire di casa quando sotto gli altri fogli ne vide uno ancora più grande con scritto sopra la parola:
Mappa del tesoro!
Una mappa del tesoro pensò? Si sentì dentro una grande avventura e si vergognò di aver pensato male del contenuto dello scatolone. Ma quando aprí la mappa che era piegata in quattro come ogni mappa che si rispetti, fu deluso un’altra volta. Non c’era nessuna mappa, nessun disegno, nessun indizio, nessun vulcano, castello, fiume o bosco disegnato. Solo 5 versetti delle scritture molti dei quali li aveva già sentiti dal papà e dalla mamma quando parlavano di Gesù.
Lì lesse tutti d’un fiato, un’altra volta, non capì bene che razza di mappa fosse, né tantomeno che razza di tesoro dovesse cercare. Si sentiva solo triste, lontano da casa, perché quella dove si trovava non era casa sua, ma la casa delle vacanze.
Omar uscì finalmente di casa confuso ma pieno di buone intenzioni. “Andrò prima in spiaggia!” pensò, “poi in paese… e se non li trovo nemmeno lì?” Una grande paura si impossessò del cuore di Omar. Se non li trovo che faccio? Si accorse che dalla fretta e dalla confusione non aveva nemmeno preso le chiavi di casa. Non poteva nemmeno più rientrare.
“Se siete preparati, voi non avrete paura”
Erano le parole del primo versetto della mappa. Quante volte lo aveva sentito. Talmente tante che non ci aveva nemmeno prestato attenzione. Era uscito di corsa, senza prepararsi troppo. Ci pensò un attimo ancora. A parte le chiavi, non era vero che non si era preparato. Aveva tutto quello che gli serviva. FORZA, CORAGGIO, SPERANZA, GENTILEZZA E PAZIENZA li aveva sempre con sé, dentro il suo cuore, bastava cercarli bene. Aveva poi uno zaino pieno di merendine e succhi, una strana mappa del tesoro, ed un tesoro da cercare. Iniziava a capire. Il tesoro, ovvero gli unici che avrebbero messo fine alla sua paura e alla sua tristezza e gli avrebbero ridato la gioia erano MAMMA E PAPÀ. Eccolo il tesoro. Doveva ritrovare mamma e papà.
Se non saranno in spiaggia o non saranno in paese tornerò a casa, a casa mia. Lì prima o dopo torneranno di sicuro. O forse saranno già lì ad aspettarmi.
Omar passò due ore lungo la spiaggia a passeggiare, a giocare con la sabbia, a farsi un paio di bagnetti e anche a cercare mamma e papà. Non li trovò, quando ebbe fame, addentò due merendine, poi una terza perché erano davvero buone. Infine si bevve un succo, anzi due, faceva caldo. Con la pancia piena riprese la bicicletta e andò in paese. Da nessuna parte li trovò. Così passarono la mattina e metà del pomeriggio. E Omar ormai stanco decise di tornare a casa. Ma quale casa? Ripassò davanti alla casa delle vacanze. Silenzio. Vuota. Soprattutto chiusa. Non c’era nessuno.Vabbè torniamo a casa pensò. Con la macchina ci vogliono… Ci vogliono… Due ore, pensò.
“Ascolto tutta la compilation di canzoni per bambini e dopo la canzone della Vecchia Fattoria vedo il mare e siamo praticamente arrivati”. Canterò le stesse canzoni e pedalerò più forte che posso, non dovrei metterci molto di più, pensò. Con questi pensieri in testa Omar partì. Le macchine lo superavano a velocità incredibili, la sera ormai si stava mangiando il giorno ed era quasi buio, aveva una fame incredibile e una sete che si sarebbe bevuto il mare, nello zaino una sola merendina avanzata, i succhi erano invece finiti. Gli venne da piangere. Si fermò sotto una fermata dell’autobus con una panchina. Si riposò, pianse, e nel buio della notte si mangiò la sua ultima merendina. Stanco, senza forze, si sdraiò sulla panchina nel caldo torrido dell’estate e mentre rivolgeva una preghiera, esausto si addormentò.
Si svegliò alle prime luci dell’alba con il sole che doveva ancora spuntare, un po’ di freddo alle braccia e alle gambe ma soprattutto una fame che avrebbe mangiato anche tutte le verdure che non gli piacevano. Ma la sete era di più. Gli venne voglia di piangere ma pensò che così perdeva acqua. Trattenne le lacrime e lesse la mappa.
Numero 2.
“Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? 26 Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? 27 E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? 28 E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. 29 Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 30 Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? 31 Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? 32 Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. 33 Cercate prima la pace di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.” Omar capì.
L’importante era tornare a casa. Trovare mamma e papà valeva più di ogni altra cosa al mondo. Prima o dopo la sua pancia sarebbe stata riempita. Fece una preghiera piena zeppa di tutta la fede di un bambino e accadde un miracolo. Non ebbe più voglia di piangere. Aveva una forza incredibile. Prese la bici e ricominciò a pedalare.Dopo poco tempo un parchetto con una fontanella divenne il suo paradiso in terra. Bevve e giocò, giocò e bevve di nuovo. Mise il capo sotto l’acqua perché faceva caldo. Appena ripartito trovò un rovo di more lungo la strada. Voleva avventarsi sul Roveto e mangiare more e spine insieme tanta era la fame. Voleva strafocarsi tanta era la fame. Ma si ricordò dei guerrieri di Gedeone, che furono scelti perché bevvero l’acqua senza foga, senza fretta, con pazienza. Quindi mangiò una mora alla volta, facendo attenzione a non pungersi. Anche la sua pancia fu piena e ripartí.
Pedalò pedalò e pedalò tutta la mattina. Era allegro, cantava le canzoni che conosceva. Quelle almeno le conosceva. La strada invece non era sicuro di conoscerla. A volte riconosceva dei posti, altre volte no. A volte credeva di andare bene altre volte aveva la certezza di essersi perso. Tornò a bussare alla porta del suo cuore una grande grande tristezza. Ebbe improvvisamente la sensazione di essere stato abbandonato e che non ce l’avrebbe mai fatta. L’acqua fredda e dolce che aveva bevuto alla fontanella uscì praticamente tutta calda e salata dai suoi occhi. Piangeva come un bimbo. Era un bimbo. Lui era solo un bambino. Come potevano i suoi genitori avergli fatto questo? Prese la mappa per capire, voleva capire.
Numero 3. Matteo 11:28
28 Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati, e io vi darò riposo. 29 Prendete su voi il mio giogo ed imparate da me, perch’io son mansueto ed umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; 30 poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero.
Omar capì. Non era solo. La sua mamma non lo avrebbe mai abbandonato. Non lo aveva abbandonato, certamente era lì da qualche parte, dietro qualche cespuglio ad osservarlo, su un elicottero silenzioso e invisibile nel cielo che lo seguiva. E poi la mamma e il papà gli avevano insegnato a pregare. NON SARAI MAI SOLO gli avevano detto. Basterà pregare e sentirai nel tuo cuore tutto l’amore che viene dal cielo, dalla mamma e dal papà e di tutte le persone che ti amano e ti vogliono bene. Come aveva fatto a dubitare? Perché si era lasciato andare ai brutti pensieri? Oh! certo! le sue gambe. Erano stanche, non muoveva più un passo. Era stremato, era perso in mezzo al nulla, nessuno lo stava cercando, aveva fame e sete e si sentiva solo. Solissimo. “Vieni da me e io ti darò riposo” gli aveva detto Gesù nella mappa. Iniziò a pregare con tutta la forza e il coraggio che aveva e mentre pregava le sue gambe magicamente pedalavano. Pedalavano. Pedalavano. Poi si fermò a riposare ad una fermata del bus, sulla panchina. Improvvisamente vide dal fondo della strada un bus arrivare. Forse ci posso salire sopra pensò. Ma la bici? Mica posso salirci con la bici? Il bus si avvicinava velocemente. Doveva prendere una decisione veloce. Che poteva fare? Leggere la mappa. Leggere la mappa. Pregare. Ricordarsi la sua missione, le cose importanti. Poi, solo poi decidere. Allora fece tutte queste cose velocemente.
Numero 4. Matteo 6:19
19 Non vi fate tesori sulla terra, ove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri sconficcano e rubano; 20 ma fatevi tesori in cielo, ove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non sconficcano né rubano. 21 Perché dov’è il tuo tesoro, quivi sarà anche il tuo cuore.
Omar capì d’improvviso. Il mio tesoro sono mamma e papà. La bici è bella, bellissima, la mia vita, il mio regalo più bello. Ma non più bello di mamma e papà. Baciò il sellino della bici, le disse a voce alta “MI DISPIACE. MAGARI CI RIVEDREMO”. Poi salì sul bus. Doveva tornare a casa. Là stava il tesoro. Una strana calma unita alla stanchezza presero il suo cuore che fino ad un secondo prima aveva battuto all’impazzata. Vedeva i panorami scorrere veloci. Gli sembrava di rivedere tutta la strada che aveva percorso. Ma era troppo stanco. Nemmeno il tempo di addormentarsi e sognare l’abbraccio di mamma e papà che un signore lo svegliò scuotendolo dolcemente. Siamo arrivati al capolinea gli disse. Ultima fermata, devi scendere che tra un po’ si riparte. Omar con gli occhi ancora stropicciati dal sonno scese dal bus. Non poteva credere ai propri occhi quando vide quello che vide. Proprio non ci poteva credere.
Non era vero. Incredibile. Gli venne da piangere. E pianse. Il bus lo aveva riportato al mare. Praticamente sulla stessa spiaggia, vicino alla casa delle vacanze. Si arrabbiò, si infuriò con tutti.
Con i suoi genitori, con Dio, con Gesù, con gli amici e i parenti che quando ne avevi bisogno non c’erano mai. Insomma si arrabbiò davvero con il mondo. E infine pianse se stesso. Che stupido era stato. Come aveva anche solo immaginato di poter fare una cosa simile?
Era notte. Un’altra volta. Esausto, stanco e disperato, senza troppa convinzione prese la mappa e come ultimo gesto disperato lesse il punto numero 5.
Giacomo 1:2
2 Fratelli miei, considerate come argomento di completa allegrezza le prove svariate in cui venite a trovarvi,
3 sapendo che la prova della vostra fede produce costanza.
4 E la costanza compia appieno l’opera sua in voi, onde siate perfetti e completi, di nulla mancanti.
5 Che se alcuno di voi manca di sapienza, la chieda a Dio che dona a tutti liberalmente senza rinfacciare, e gli sarà donata.
Omar non aveva più lacrime da versare e nemmeno rabbia. Semplicemente non capiva più niente era confuso. Come faccio a stare ALLEGRO in questa situazione. Solo, abbandonato, senza forze. Trovò un pezzo di legno sulla spiaggia, lo trasformò in cuscino. Il rumore delle onde fu una ninna nanna. Prima di addormentarsi pregò, ancora, un’ultima volta. “Dio aiutami a ritrovare mamma e papà. Lo desidero con tutto me stesso, ho fatto tutto quel che potevo”. Si addormentò ripetendolo ad ogni stella che vedeva nel cielo e ad ogni onda del mare che si posava sulla spiaggia.
Il profumo di torta alle mele era forte come anche il canto degli uccelli. Omar si svegliò tra lenzuola che sapevano di casa. I suoi giochi, i suoi libri, il suo armadio. Era in camera sua. Com’era possibile?
Si alzò come se fosse dentro un sogno. Andò in cucina e vide mamma e papà intenti a preparare la colazione. La sua preferita. Pancake con lo sciroppo d’acero e poi miele, Nutella, marmellate, torta di mele e il suo succo preferito.
Prima fu la mamma a incrociare il suo sguardo. E prima ancora che lo chiedesse lo accolse dicendogli SIAMO SEMPRE STATI QUA, NON TI ABBIAMO MAI ABBANDONATO. E poi abbracciandolo come se tutte le piume del mondo si fossero radunate per accoglierlo in quell’abbraccio aggiunse: SAPEVO CHE CE L’AVRESTI FATTA. L’HO SEMPRE SAPUTO.
Dentro quell’abbraccio Omar incrociò lo sguardo del papà. Non sapeva ancora cosa aspettarsi, ancora non capiva se era stato tutto un sogno il suo viaggio oppure se quello che stava vivendo era un sogno. Mise in bocca un pancake per capirci qualcosa e quello sapeva proprio di pancake. Sembrava tutto vero. Era tutto vero. Tornò a guardare il padre con curiosità e si ricordò che pochi giorni prima gli aveva chiesto con insistenza di diventare grande. “Papà come posso diventare GRANDE? ANCH’IO VOGLIO DIVENTARE GRANDE!”
Il padre lo guardò con tutta la dolcezza del mondo e mentre Omar finalmente capiva e abbandonava per sempre tutta la paura, la rabbia e la tristezza che aveva provato nei giorni precedenti gli disse “NON C’ERA ALTRO MODO”.“LO SO PAPÀ” rispose il bimbo commosso. Solo un’ultima domanda papà. “Chi mi ha preso sulla spiaggia e mi ha riportato a casa? Chi è stato papà?” Credo che tu lo sappia disse il padre avvicinandosi ed abbracciandolo. I due si guardarono e sorrisero. D’un sorriso eterno e pieno di gioia. “Mio fratello?” chiese Omar? “Si, Tuo fratello” rispose il padre.
“Gruppi di studio” – Il video
Blog, Comunicazioni, VideoGruppi di studio
“Sembra sempre impossibile, finché non viene fatto”
Nelson Mandela
Ieri ci siamo trovati per ascoltare la testimonianza del socio Michele Russo che da un anno organizza e conduce incontri in cui divulga, ad alcuni abitanti della sua zona, la Medicina Naturale di Lezaeta e Costacurta. Questi incontri li abbiamo definiti “gruppo di studio” in quanto sono più interattivi delle serate divulgative a cui siamo abituati.
A Vicenza, organizziamo serate divulgative perché abbiamo i Consulenti di primo livello e due dei membri del Comitato Tecnico.
In tutte le altre città, in cui (per il momento), non ci sono consulenti A.c.n.i.n. di terzo, secondo e primo livello (divulgatori, relatori e iridologi), è possibile organizzare un gruppo di studio, affinché ci sia vita associativa anche al di fuori di Vicenza.
Al prossimo incontro, che si terrà lunedì 27 febbraio 2023, cercheremo di fornire una panoramica sulla geografia dei soci e dei simpatizzanti che ci seguono sui social in modo da poter capire le zone in cui ci sono già i contatti con persone interessate.
IL GRUPPO DI STUDIO
È un gruppo di persone composto da soci e simpatizzanti, che si ritrova, almeno 3-4 volte, con lo scopo di conoscere la Medicina Naturale di Lezaeta e Costacurta. Come? Leggendo assieme i testi e il materiale didattico fornito dall’Associazione. Il Capogruppo decide quanti incontri fare e li può riproporre ogni volta ad un gruppo di persone diverse.
Terminati gli incontri, chi non è socio e vorrà approfondire, potrà associarsi e frequentare il percorso informativo dell’associazione, composto dai seminari e mini-corsi, ricevere il giornalino e accedere all’area riservata del sito.
Se il Capogruppo riesce a trovare 10-15 persone interessate a partecipare ad uno o due seminari da svolgersi durante il fine settimana, l’A.c.n.i.n. manderà il relatore. Ricordiamo che le attività sono riservate ai soci.
Il socio che è diventato Capogruppo ed ha acquisito una certa esperienza, dopo aver partecipato ai seminari che gli mancano, può fare richiesta al Comitato Tecnico di essere valutato come consulente di terzo livello, ovvero divulgatore per tenere serate. QUI abbiamo indicato quali seminari è necessario frequentare per poter richiedere il test per diventare Consulenti di primo, secondo e terzo livello.
COME DIVULGARE
Ogni socio può contribuire alla divulgazione attraverso l’esempio o parlando con i famigliari, gli amici e i conoscenti. Può semplicemente gettare l’amo, ovvero consegnare un volantino, citare i libri, il sito, il canale YouTube e Instagram; oppure può decidere di diventare Capogruppo A.c.n.i.n. e accompagnare le persone a riavvicinarsi alla cultura della salute in cui l’uomo è cosciente di essere il primo responsabile della propria mancanza di salute. Una cultura consapevole delle leggi della natura che regolano i processi di funzionamento dell’organismo e delle pratiche per stimolare i meccanismi di difesa interni.
L’ASPIRANTE CAPOGRUPPO
È il socio che ha letto (anche se non tutti e non interamente) i libri o i Quaderni, ha frequentato almeno i tre “Incontri di avvicinamento” e ha provato su se stesso qualche pratica corporale.
È utile ma non obbligatorio aver partecipato ai seguenti mini corsi:
CHI É IL CAPOGRUPPO
Il Capogruppo è il socio che ha una sufficiente conoscenza della disciplina igienistica naturale Lezaeta costacurtiana e decide di prestare servizio coordinando un gruppo di studio nella propria città. Il Capogruppo non è un consulente e si attiene alla semplice lettura del materiale informativo (Libri, Quaderni, Dispense, Articoli del Vivi, Testimonianze, etc).
È il socio che sente il desiderio di:
IL SOCIO CHE INIZIA A DIVULGARE RICEVERÀ
CHE COSA FA IL CAPOGRUPPO
Il Capogruppo è in stretto contatto con la sede principale di Vicenza che lo supporta con la modulistica necessaria, il materiale didattico e di comunicazione.
Il Capogruppo è abilitato a leggere quanto scritto nei testi ufficiali A.c.n.i.n. (libri, quaderni, dispense, Manuale del Capogruppo) e si occupa:
COME RICEVERE L’ABILITAZIONE A CAPOGRUPPO
La mansione di Capogruppo è riservata ai soci in regola con il pagamento della quota annuale.
Il socio che desidera prestare servizio in qualità di Capogruppo deve:
Testimonianza: mi sento ringiovanito!
Blog, TestimonianzeBuonasera a tutti dell’ A.c.n.i.n.,
sono Dino vostro associato, sono stato per anni assente dalle pratiche corporali, ritenendomi in salute, ma ora ho dovuto parare il colpo dopo una brutta influenza stagionale.
In questi 15 giorni ho iniziato a praticare digiuni parziali e a bere acqua, mi spazzolo e faccio il bagno di vapore al mattino e devo dire che i risultati sono sorprendenti. Mi sembra di essere ringiovanito di 5 anni in sole due settimane! Quando mi avvicinai all’ A.C.N.I.N., molti anni fa, ero entusiasta di tutto, poi con il passare del tempo mi sono accomodato, naturalmente per pigrizia, e poi la salute mi ha presentato il conto. Ho ripreso a leggere il giornalino “Vivi con gli agenti naturali” con articoli davvero belli e ben fatti e sempre interessanti. Vorrei fare i complimenti a tutti i relatori e gli autori degli articoli.
Per me l’A.c.n.i.n. è come casa, come un porto sicuro, un luogo dove trovare anime gemelle che mi capiscono perché combattiamo contro questo mondo al contrario. Insomma, quando ne ho bisogno attingo forza ed energia da questo meraviglioso gruppo di igienisti naturalisti e mi auguro che questo nuovo anno sia per me una nuova rinascita con le pratiche della medicina naturale.
Grazie infinite a tutti, sottolineo tutti quelli che si impegnano per tenere viva questa meravigliosa associazione.
Dino
Che libro stai leggendo?
Blog, Cultura generale, VideoPiacevole scoperta!
Testimonianza: Sono madre di un figlio con autismo
Blog, Nuovi articoli, TestimonianzeBuongiorno,
Vi scrivo per dare testimonianza sul caso di mio figlio .
Sono la madre di un ragazzo di 13 anni, diagnosticato con autismo.
Mio figlio Marco è nato perfettamente sano. Dopo le varie vaccinazioni fatte in tenera età, ha avuto una regressione comportamentale e ha perso la capacità di comunicare attraverso il linguaggio fino all’età di 4 ani e mezzo. Dopo, ricominciò a parlare, ma per poco tempo perché ha avuto di nuovo il richiamo dei vaccini e da allora, non parla più. All’epoca non ero ancora a conoscenza dei danni della vaccinazione e sfortunatamente, i veri problemi iniziarono dopo i richiami.
Ebbe tutta una serie di problematiche intestinali, era soggetto a delle infezioni virali, il suo sistema immunitario era praticamente a terra, lo streptococco attaccò il cervello e sviluppò un tipo di malattia rara che fortunatamente, si è risolto con cure naturali.
Per 2 anni non abbiamo fatto altro che girovagare dai medici che dicevano di “curare” con il protocollo per l’Autismo ma, in realtà, la situazione era molto peggiorata. La situazione era talmente drammatica che mio figlio addirittura, si automutilava. Aveva la sensazione di bruciore sulla pelle e questo gli causò tanto dolore e tanto pianto ma soprattutto, urla di disperazione. Credetemi, è allucinante vedere un bambino così provato fisicamente e che non può esternare i suoi dolori. Le sue grida erano strazianti e tutt’ora mi porto dentro il trauma di quei giorni.
Disperata, ho fatto appello in vari sedi per ricevere aiuto. Poi, un giorno, per nostra fortuna, ci viene incontro un caro amico, Mario Sacco, socio ACNIN da tempo.
Mi consigliò il libro del grande Maestro Manuel Lezaeta. Mi disse di leggerlo per filo e per segno e di non saltare nessuna riga.
Detto e fatto! Mi sono innamorata della Dottrina Termica! Iniziai fin da subito con le frizioni d’acqua fredda e le fasciature di fango vergine.
Ho introdotto nella sua/nostra dieta un’alimentazione più naturale possibile con grandi quantità di verdure a foglie verdi. Frutta e verdura in abbondanza, con l’attenzione maggiore alla giusta combinazione degli alimenti. Tutte le cure omeopatiche, gli integratori che gli davo prima…buttai via tutto.
Ero pronta a ricominciare e a rimediare ai danni fatti.
Quando abbiamo capito bene come funzionava la disciplina igienistica e la termo-fango-terapia, finalmente, siamo arrivati dal Medico di Roma, il Dott. Ettore Hyeraci esperto nella dottrina termica e iridologia.
Da subito è entrato in grande sintonia con mio figlio. Dalle sue esaminazioni è risultato che Marco aveva una paralisi della pelle, infiammazione intestinale e l’ingrossamento del fegato. Mi disse che Lui non ha la “cura” per curare mio figlio ma può insegnare a noi come aiutare il corpo a guarire da solo. Dopo un anno, mio figlio sembrava un altro. Non aveva più dolori, mangiava a volontà ogni tipo di frutta, verdura e semi. Iniziava anche a sudare, cosa che lui non ha mai fatto prima. All’inizio, le sue sudorazioni erano giallastre e puzzolenti. La sua pelle non era più di color cadaverico…trasparente, con tutte le venature in vista e ruvida al tatto, come era prima, con i pori tappati. Sul cuoio capelluto si era formato una sorta di crosta che era sfoggiata in forfora e il problema si è risolto con solo tre maschere di fango vergine. Aveva anche una postura storta e grazie alle frizioni d’acqua fredda ha raddrizzato la colonna vertebrale.
La notte dorme ininterrottamente, cosa che prima era una cosa impossibile. Le sue pupille non sono più dilatate e addirittura, adesso vediamo i suoi occhi marroni con tendenza al giallo-verde. Non ha più micosi ai piedi, non ha più sviluppato infezioni virali. L’influenza ormai non la prende da 3 anni.
La febbre se c’è, la curiamo con la frizione d’acqua fredda e alla terza frizione la febbre non c’è più. Non gli diamo più Medicinali.
Ha sviluppato un fisico slanciato, con muscolatura tonica, buona andatura e passo svelto. Prima, la sua andatura era storta ed i vari medici che l’hanno visitato, notavano la sua ipotonia. Insomma, i miglioramenti sono stati davvero notevoli.
Scomparso il dolore fisico, lui è tornato ad essere molto presente, interagendo a gesti con noi. Capisce tutto quello che gli viene detto, si sa orientare benissimo anche fuori casa. Ha cambiato la voce e lo sappiamo dalle sue risate. È capace di vocalizzare perché non ha nessun danno alle corde vocali. Ogni tanto risponde con “sì, no, mamma”.
Probabilmente, mio figlio è l’unico bambino con la diagnosi di Autismo ad essere curato con la Dottrina di Lezaeta in Italia. Tuttavia, resto fiduciosa nella speranza che il linguaggio possa raffiorare!
Se non ci fosse stato per il mio amico che ha insistito di provarci con la Dottrina Termica, probabilmente, avrei sbattuto la testa in altre delusioni.
Se non avessi conosciuto il Dott. Hyeraci di Roma, sicuramente, sarei rimasta intrappolata a vita in protocolli che vendono false speranze e mio figlio sarebbe finito sotto psicofarmaci in un Istituto di Ricovero Psichiatrico.
Perciò, sono qui per esprimere la mia Immensa Gratitudine verso il Dott. Hyeraci che tuttora ricordo con grande affetto e stima.
Cordialmente,
Ildikó Udvar
BUON COMPLEANNO *GIGI*
Blog, Testimonianze, VideoOggi, 21 gennaio 2021, una delegazione di soci A.c.n.i.n., capitanata da Gianfranco Feltrin, socio storico, ha onorato il *100esimo anniversario della nascita* del grande Maestro *LUIGI COSTACURTA*, (1921 – 2021), nel cimitero di Conegliano con una Cerimonia e la deposizione di un mazzo di Fiori.
*LUIGI COSTACURTA*, considerato il Padre della Naturopatia in Italia, è stato un grande uomo di impeccabili doti morali, quali la correttezza, la serietà, l’onestà, l’amore per il prossimo, e l’Umiltà che lo hanno caratterizzato per tutta la sua vita, che ha dedicato all’insegnamento ed alla divulgazione della Medicina Naturale alla Portata di tutti (secondo i principi di un altro grande Maestro Lezaeta Acharan), cercando in tutti i modi di rendere ciascuno di noi libero e indipendente, attraverso la conoscenza dell’autogestione della salute fisica, mentale e spirituale.
Allo scopo, insieme ad alcuni ex ammalati guariti grazie ai suoi insegnamenti, ha fondato l’Acnin (1984) per poter aiutare un maggior numero possibile di persone che, attraverso le pratiche igienistiche, avrebbero certamente trovato sollievo. Infaticabile è stato il suo impegno, ma sempre fatto con tanta dedizione perché lui stesso ha avuto grandi benefici applicando le metodiche igienistiche naturali.
Oggi l’A.c.n.i.n. prosegue il percorso tracciato da Costacurta, con l’aiuto dei suoi allievi, in primis Corrado Tanzi, che insegna e divulga con grande professionalità ed amorevole dedizione, per noi tutti, a 360 gradi;
Renato Marini, relatore delle serate divulgative e delle attività formative, consulente iridologo, sempre disponibile ad ascoltare i soci. Prepara, inoltre, con cura e competenza, ogni articolo del giornalino trimestrale “Vivi con gli Agenti Naturali”; e poi gli altri suoi allievi come Pino Mascia e Fernando Vincenti.
A tutti loro un grande ringraziamento perché, con il loro operato, l’Acnin può continuare a divulgare e a fare del bene a tantissima gente, onorando così il nostro Maestro.
Un altro ringraziamento doveroso va allo staff interno che e’ il *Direttivo* i cui componenti sono sempre attivi nell’organizzazione delle attività e nella gestione dei soci. Non possiamo nominarli tutti, ma e’ doveroso encomiare Miriam, per la sua costante presenza e nel documentare ogni incontro, creando un importante archivio di conoscenza. Ida Carboniero, colonna portante della sede di Vicenza, da oltre 30 anni si occupa dell’organizzazione amministrativa e culturale, Sandro Boscolo attuale presidente, Daniela Lain segretaria e tanti altri che fanno anche parte del Collegio Contabile.
Che dire ancora?
Siamo soddisfatti che tutto il lavoro fatto dai Grandi Maestri Lezaeta e Costacurta sia ancora ai giorni nostri all’ordine del giorno ed alla portata di tutti e che, fortunatamente, i loro insegnamenti continuano a portare beneficio, soprattutto a coloro che desiderano assecondare l’intelligenza del proprio corpo ascoltando quel dialogo interiore che avvisa per ogni piccola disarmonia che si instaura per delle disattenzioni sia sul piano fisico, mentale e spirituale.
Un suggerimento, da parte mia, per concludere il ricordo del compleanno di Costacurta, è quello di leggere e rileggere i libri che sia Gigi che Lezaeta hanno scritto, perché sono fonte inesauribile di Amore verso il prossimo, considerate le tantissime ore e l’energia profuse in tanti anni per far arrivare a noi i loro insegnamenti.
Oltre a questi testi, anche i libri di Renato, i quaderni Acnin, le registrazioni delle serate video ed audio, dovrebbero far parte delle nostre letture ed ascolto.
Auguro all’A.c.n.i.n. un buon proseguimento all’insegna dell’armonia, del benessere, e della serenità.
Stesso augurio anche a tutti noi, perché ce lo meritiamo. Viva la VITA, che ci ha dato tanto e che continuerà a donarci.
Con affetto e riconoscenza
Renata Filippi
Risposte alle domande dei soci – 5 gennaio 2023
Blog, Domande, VideoDomande dei Soci – 5 Gennaio 2023
– Cosa si può fare per l’Acne giovanile?
– Cosa si può fare per i crampi alle gambe?
– Problemi alle cartilagini, quali sono le cause e come favorire la ricostruzione?
– Per i lamponi di 2-3 cm ci sono delle tecniche per riassorbirli?
– Alimenti per sciogliere il muco?
– Come ridurre i fribomi uterini?
– Come verificare lo stato acidoso dell’organismo?
– Si può passare la spazzola sopra ai nei rossi?
– Cosa ne pensa della riduzione dei grassi per mandar via l’acne?
– Ho una placca in titanio nella testa e una vite alla caviglia. Sono stata operata ad un meningioma alla testa con la gamma Knife. Posso fare il bagno di vapore?
– Acque mariane.
Alimentazione per attività fisica di lunga durata
Alimentazione, Domande————————————————————————————————
Rispondo alla tua domanda riguardo alla gestione alimentare in un viaggio in bicicletta.
Se affrontiamo la questione dal punto di vista igienistico-naturale, mi viene da pensare che forse hai chiesto troppo al tuo organismo. Il nostro corpo, quando noi esageriamo, ci manda dei messaggi: dolore ai muscoli, mal di testa, problemi digestivi e via dicendo. Sta a noi interpretare questi segni che ci vengono inviati anche quando i segnali mentali e spirituali sono soddisfacenti.
A volte potrebbe essere necessario rivedere il kilometraggio giornaliero, ridurre le difficoltà oppure prevedere dei pomeriggi o giornate di pausa, magari alternando attività diverse: passeggiate, visite a città/musei, chiacchierare con persone del luogo, ecc, nutrendo così anche la mente con sensazioni piacevoli ed appaganti.
Dal punto di vista alimentare, il solo regime costacurtiano non può bastare, nel senso che in una situazione di sforzo intenso e prolungato non si può mangiare solo in maniera dissociata e prevalentemente cruda, non sarebbe possibile ricavare l’energia sufficiente per il corpo/motore.
Per il lavoro muscolare e per produrre calore ed energia è fondamentale l’utilizzo dei carboidrati semplici e composti. Durante l’attività bisogna bere acqua, prima che ci venga la sete vera e propria.
Una possibile alimentazione potrebbe essere: colazione al mattino inserendo zuccheri e carboidrati facilmente digeribili, yogurt con cereali (se gradito) e una bevanda calda a seconda dei gusti.
Durante l’attività del mattino, consumare uno o più snack di frutta di stagione alternandola con frutta secca o essiccata, (ottime le banane che riducono la probabilità di crampi, mandorle, uvetta o fichi secchi e così via).
Se fa caldo, a pranzo è preferibile reidratarsi con una insalata mista, pane e una proteina come fai normalmente tutti i giorni. Se è freddo va benissimo una zuppa di verdure, cereali, o legumi.
Pomeriggio snack di frutta come al mattino per non arrivare all’ora di cena affamato e sfinito. Se capita, significa che il corpo ha già dato fondo alle sue risorse e sta attingendo alle riserve.
Se puoi, inizia la cena con una insalata mista e aggiungi o verdure cotte con una proteina o un primo piatto con verdure.
La quantità di cibo può variare da persona a persona, dal clima se è freddo o caldo e deve essere rapportata allo sforzo.
Spero di averti risposto, buone pedalate.
Daniela Calò, consulente Acnin (1° livello, iridologa)
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Blog, ComunicazioniNon c’è altro modo…storiella per adulti e bambini.
Blog, Cultura generale, Nuovi articoliCondivido una storia scritta da un caro amico per se stesso e per i suoi figli.
Autore: Michele Balestra, insegnante di Filosofia.
C’era una volta in un paese lontano lontano, un bambino di nome Omar…
Un giorno Omar, un bambino di otto anni, si alzò e si diresse verso la cucina. Cercò il latte nel frigorifero, i suoi biscotti preferiti e una tazza bella grande. Soddisfatto di aver trovato tutto quel che cercava, mise in bocca il primo biscotto che aveva inzuppato per bene mentre stava ancora facendo la preghiera.
Si mise sazio sul divano, voleva accendere la TV ma sapeva che non poteva, così giocò un po’ con i Lego, poi sognò di volare, tirò tre calci al pallone facendo rumore, sperando che qualcuno si svegliasse ma niente, nessun rumore, la casa sembrava deserta.
Stanco di aspettare corse nel letto dei genitori e nel buio della stanza ci si infilò, ma lo trovo freddo e vuoto: mamma e papà non c’erano. E dov’erano andati? Iniziò a chiamarli, piano, poi normalmente girando per tutta casa, poi sempre più forte, infine gridando. Non rispondeva nessuno.
Una grande tristezza scese nel cuore di Omar, si sentì solo e pianse a lungo, di un pianto disperato. Poi ebbe fame, si asciugò gli occhi e si mangiò altri biscotti e trovò le forze per attuare il suo piano: cercare mamma e papà. Si vestì, preparò uno zaino pieno di cose da bere e da mangiare, se lo mise in spalla e mentre stava andando verso il garage per prendere la sua mitica bicicletta, vide una cosa strana, grande, in mezzo alla stanza, proprio vicino alla porta. Uno scatolone con scritto il suo nome. Ma come aveva fatto a non averlo visto prima?
Dentro lo scatolone non trovò altro che fogli colorati, pieni di parole.
Uno rosso con su scritto FORZA. Uno giallo con scritto CORAGGIO. Uno verde con scritto SPERANZA. Uno blu con scritto GENTILEZZA. Ed infine uno bianco con scritto PAZIENZA. Deluso dal contenuto dello scatolone stava quasi per uscire di casa quando sotto gli altri fogli ne vide uno ancora più grande con scritto sopra la parola:
Mappa del tesoro!
Una mappa del tesoro pensò? Si sentì dentro una grande avventura e si vergognò di aver pensato male del contenuto dello scatolone. Ma quando aprí la mappa che era piegata in quattro come ogni mappa che si rispetti, fu deluso un’altra volta. Non c’era nessuna mappa, nessun disegno, nessun indizio, nessun vulcano, castello, fiume o bosco disegnato. Solo 5 versetti delle scritture molti dei quali li aveva già sentiti dal papà e dalla mamma quando parlavano di Gesù.
Lì lesse tutti d’un fiato, un’altra volta, non capì bene che razza di mappa fosse, né tantomeno che razza di tesoro dovesse cercare. Si sentiva solo triste, lontano da casa, perché quella dove si trovava non era casa sua, ma la casa delle vacanze.
Omar uscì finalmente di casa confuso ma pieno di buone intenzioni. “Andrò prima in spiaggia!” pensò, “poi in paese… e se non li trovo nemmeno lì?” Una grande paura si impossessò del cuore di Omar. Se non li trovo che faccio? Si accorse che dalla fretta e dalla confusione non aveva nemmeno preso le chiavi di casa. Non poteva nemmeno più rientrare.
“Se siete preparati, voi non avrete paura”
Erano le parole del primo versetto della mappa. Quante volte lo aveva sentito. Talmente tante che non ci aveva nemmeno prestato attenzione. Era uscito di corsa, senza prepararsi troppo. Ci pensò un attimo ancora. A parte le chiavi, non era vero che non si era preparato. Aveva tutto quello che gli serviva. FORZA, CORAGGIO, SPERANZA, GENTILEZZA E PAZIENZA li aveva sempre con sé, dentro il suo cuore, bastava cercarli bene. Aveva poi uno zaino pieno di merendine e succhi, una strana mappa del tesoro, ed un tesoro da cercare. Iniziava a capire. Il tesoro, ovvero gli unici che avrebbero messo fine alla sua paura e alla sua tristezza e gli avrebbero ridato la gioia erano MAMMA E PAPÀ. Eccolo il tesoro. Doveva ritrovare mamma e papà.
Se non saranno in spiaggia o non saranno in paese tornerò a casa, a casa mia. Lì prima o dopo torneranno di sicuro. O forse saranno già lì ad aspettarmi.
Omar passò due ore lungo la spiaggia a passeggiare, a giocare con la sabbia, a farsi un paio di bagnetti e anche a cercare mamma e papà. Non li trovò, quando ebbe fame, addentò due merendine, poi una terza perché erano davvero buone. Infine si bevve un succo, anzi due, faceva caldo. Con la pancia piena riprese la bicicletta e andò in paese. Da nessuna parte li trovò. Così passarono la mattina e metà del pomeriggio. E Omar ormai stanco decise di tornare a casa. Ma quale casa? Ripassò davanti alla casa delle vacanze. Silenzio. Vuota. Soprattutto chiusa. Non c’era nessuno.Vabbè torniamo a casa pensò. Con la macchina ci vogliono… Ci vogliono… Due ore, pensò.
“Ascolto tutta la compilation di canzoni per bambini e dopo la canzone della Vecchia Fattoria vedo il mare e siamo praticamente arrivati”. Canterò le stesse canzoni e pedalerò più forte che posso, non dovrei metterci molto di più, pensò. Con questi pensieri in testa Omar partì. Le macchine lo superavano a velocità incredibili, la sera ormai si stava mangiando il giorno ed era quasi buio, aveva una fame incredibile e una sete che si sarebbe bevuto il mare, nello zaino una sola merendina avanzata, i succhi erano invece finiti. Gli venne da piangere. Si fermò sotto una fermata dell’autobus con una panchina. Si riposò, pianse, e nel buio della notte si mangiò la sua ultima merendina. Stanco, senza forze, si sdraiò sulla panchina nel caldo torrido dell’estate e mentre rivolgeva una preghiera, esausto si addormentò.
Si svegliò alle prime luci dell’alba con il sole che doveva ancora spuntare, un po’ di freddo alle braccia e alle gambe ma soprattutto una fame che avrebbe mangiato anche tutte le verdure che non gli piacevano. Ma la sete era di più. Gli venne voglia di piangere ma pensò che così perdeva acqua. Trattenne le lacrime e lesse la mappa.
Numero 2.
“Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? 26 Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? 27 E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? 28 E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. 29 Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 30 Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? 31 Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? 32 Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. 33 Cercate prima la pace di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.” Omar capì.
L’importante era tornare a casa. Trovare mamma e papà valeva più di ogni altra cosa al mondo. Prima o dopo la sua pancia sarebbe stata riempita. Fece una preghiera piena zeppa di tutta la fede di un bambino e accadde un miracolo. Non ebbe più voglia di piangere. Aveva una forza incredibile. Prese la bici e ricominciò a pedalare.Dopo poco tempo un parchetto con una fontanella divenne il suo paradiso in terra. Bevve e giocò, giocò e bevve di nuovo. Mise il capo sotto l’acqua perché faceva caldo. Appena ripartito trovò un rovo di more lungo la strada. Voleva avventarsi sul Roveto e mangiare more e spine insieme tanta era la fame. Voleva strafocarsi tanta era la fame. Ma si ricordò dei guerrieri di Gedeone, che furono scelti perché bevvero l’acqua senza foga, senza fretta, con pazienza. Quindi mangiò una mora alla volta, facendo attenzione a non pungersi. Anche la sua pancia fu piena e ripartí.
Pedalò pedalò e pedalò tutta la mattina. Era allegro, cantava le canzoni che conosceva. Quelle almeno le conosceva. La strada invece non era sicuro di conoscerla. A volte riconosceva dei posti, altre volte no. A volte credeva di andare bene altre volte aveva la certezza di essersi perso. Tornò a bussare alla porta del suo cuore una grande grande tristezza. Ebbe improvvisamente la sensazione di essere stato abbandonato e che non ce l’avrebbe mai fatta. L’acqua fredda e dolce che aveva bevuto alla fontanella uscì praticamente tutta calda e salata dai suoi occhi. Piangeva come un bimbo. Era un bimbo. Lui era solo un bambino. Come potevano i suoi genitori avergli fatto questo? Prese la mappa per capire, voleva capire.
Numero 3. Matteo 11:28
28 Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati, e io vi darò riposo. 29 Prendete su voi il mio giogo ed imparate da me, perch’io son mansueto ed umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; 30 poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero.
Omar capì. Non era solo. La sua mamma non lo avrebbe mai abbandonato. Non lo aveva abbandonato, certamente era lì da qualche parte, dietro qualche cespuglio ad osservarlo, su un elicottero silenzioso e invisibile nel cielo che lo seguiva. E poi la mamma e il papà gli avevano insegnato a pregare. NON SARAI MAI SOLO gli avevano detto. Basterà pregare e sentirai nel tuo cuore tutto l’amore che viene dal cielo, dalla mamma e dal papà e di tutte le persone che ti amano e ti vogliono bene. Come aveva fatto a dubitare? Perché si era lasciato andare ai brutti pensieri? Oh! certo! le sue gambe. Erano stanche, non muoveva più un passo. Era stremato, era perso in mezzo al nulla, nessuno lo stava cercando, aveva fame e sete e si sentiva solo. Solissimo. “Vieni da me e io ti darò riposo” gli aveva detto Gesù nella mappa. Iniziò a pregare con tutta la forza e il coraggio che aveva e mentre pregava le sue gambe magicamente pedalavano. Pedalavano. Pedalavano. Poi si fermò a riposare ad una fermata del bus, sulla panchina. Improvvisamente vide dal fondo della strada un bus arrivare. Forse ci posso salire sopra pensò. Ma la bici? Mica posso salirci con la bici? Il bus si avvicinava velocemente. Doveva prendere una decisione veloce. Che poteva fare? Leggere la mappa. Leggere la mappa. Pregare. Ricordarsi la sua missione, le cose importanti. Poi, solo poi decidere. Allora fece tutte queste cose velocemente.
Numero 4. Matteo 6:19
19 Non vi fate tesori sulla terra, ove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri sconficcano e rubano; 20 ma fatevi tesori in cielo, ove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non sconficcano né rubano. 21 Perché dov’è il tuo tesoro, quivi sarà anche il tuo cuore.
Omar capì d’improvviso. Il mio tesoro sono mamma e papà. La bici è bella, bellissima, la mia vita, il mio regalo più bello. Ma non più bello di mamma e papà. Baciò il sellino della bici, le disse a voce alta “MI DISPIACE. MAGARI CI RIVEDREMO”. Poi salì sul bus. Doveva tornare a casa. Là stava il tesoro. Una strana calma unita alla stanchezza presero il suo cuore che fino ad un secondo prima aveva battuto all’impazzata. Vedeva i panorami scorrere veloci. Gli sembrava di rivedere tutta la strada che aveva percorso. Ma era troppo stanco. Nemmeno il tempo di addormentarsi e sognare l’abbraccio di mamma e papà che un signore lo svegliò scuotendolo dolcemente. Siamo arrivati al capolinea gli disse. Ultima fermata, devi scendere che tra un po’ si riparte. Omar con gli occhi ancora stropicciati dal sonno scese dal bus. Non poteva credere ai propri occhi quando vide quello che vide. Proprio non ci poteva credere.
Non era vero. Incredibile. Gli venne da piangere. E pianse. Il bus lo aveva riportato al mare. Praticamente sulla stessa spiaggia, vicino alla casa delle vacanze. Si arrabbiò, si infuriò con tutti.
Con i suoi genitori, con Dio, con Gesù, con gli amici e i parenti che quando ne avevi bisogno non c’erano mai. Insomma si arrabbiò davvero con il mondo. E infine pianse se stesso. Che stupido era stato. Come aveva anche solo immaginato di poter fare una cosa simile?
Era notte. Un’altra volta. Esausto, stanco e disperato, senza troppa convinzione prese la mappa e come ultimo gesto disperato lesse il punto numero 5.
Giacomo 1:2
2 Fratelli miei, considerate come argomento di completa allegrezza le prove svariate in cui venite a trovarvi,
3 sapendo che la prova della vostra fede produce costanza.
4 E la costanza compia appieno l’opera sua in voi, onde siate perfetti e completi, di nulla mancanti.
5 Che se alcuno di voi manca di sapienza, la chieda a Dio che dona a tutti liberalmente senza rinfacciare, e gli sarà donata.
Omar non aveva più lacrime da versare e nemmeno rabbia. Semplicemente non capiva più niente era confuso. Come faccio a stare ALLEGRO in questa situazione. Solo, abbandonato, senza forze. Trovò un pezzo di legno sulla spiaggia, lo trasformò in cuscino. Il rumore delle onde fu una ninna nanna. Prima di addormentarsi pregò, ancora, un’ultima volta. “Dio aiutami a ritrovare mamma e papà. Lo desidero con tutto me stesso, ho fatto tutto quel che potevo”. Si addormentò ripetendolo ad ogni stella che vedeva nel cielo e ad ogni onda del mare che si posava sulla spiaggia.
Il profumo di torta alle mele era forte come anche il canto degli uccelli. Omar si svegliò tra lenzuola che sapevano di casa. I suoi giochi, i suoi libri, il suo armadio. Era in camera sua. Com’era possibile?
Si alzò come se fosse dentro un sogno. Andò in cucina e vide mamma e papà intenti a preparare la colazione. La sua preferita. Pancake con lo sciroppo d’acero e poi miele, Nutella, marmellate, torta di mele e il suo succo preferito.
Prima fu la mamma a incrociare il suo sguardo. E prima ancora che lo chiedesse lo accolse dicendogli SIAMO SEMPRE STATI QUA, NON TI ABBIAMO MAI ABBANDONATO. E poi abbracciandolo come se tutte le piume del mondo si fossero radunate per accoglierlo in quell’abbraccio aggiunse: SAPEVO CHE CE L’AVRESTI FATTA. L’HO SEMPRE SAPUTO.
Dentro quell’abbraccio Omar incrociò lo sguardo del papà. Non sapeva ancora cosa aspettarsi, ancora non capiva se era stato tutto un sogno il suo viaggio oppure se quello che stava vivendo era un sogno. Mise in bocca un pancake per capirci qualcosa e quello sapeva proprio di pancake. Sembrava tutto vero. Era tutto vero. Tornò a guardare il padre con curiosità e si ricordò che pochi giorni prima gli aveva chiesto con insistenza di diventare grande. “Papà come posso diventare GRANDE? ANCH’IO VOGLIO DIVENTARE GRANDE!”
Il padre lo guardò con tutta la dolcezza del mondo e mentre Omar finalmente capiva e abbandonava per sempre tutta la paura, la rabbia e la tristezza che aveva provato nei giorni precedenti gli disse “NON C’ERA ALTRO MODO”.“LO SO PAPÀ” rispose il bimbo commosso. Solo un’ultima domanda papà. “Chi mi ha preso sulla spiaggia e mi ha riportato a casa? Chi è stato papà?” Credo che tu lo sappia disse il padre avvicinandosi ed abbracciandolo. I due si guardarono e sorrisero. D’un sorriso eterno e pieno di gioia. “Mio fratello?” chiese Omar? “Si, Tuo fratello” rispose il padre.
Buoni propositi in fumo
Blog, TestimonianzeMi ritrovo a novembre 2022 con mia figlia di 12 anni influenzata, come del resto in molti in questo periodo. Di solito in questi casi la mia preoccupazione non è rivolta alla salute di mia figlia ma a quello che sua madre potrebbe decidersi di fare.
Dunque, sintomi classici con febbre sui 39°C, mamma che decide di dormire insieme a Matilde nel lettone e io di conseguenza in cameretta.
Succede che in piena notte mia moglie mi sveglia dicendomi che nostra figlia si è seduta sul letto e ha iniziato a benedire come fa il prete a messa. Mi dice che praticamente non ha mai dormito ed è stata sempre in agitazione.
“Facciamo una fasciatura fredda sulla pancia” dico io; segue lo sguardo interrogativo di mia moglie mentre mia figlia dice “No no no papà”. Mia moglie mi asseconda, forse il sonno ha aiutato, e io sento mia figlia calda anche nei piedi quindi procedo con la pratica. Ovviamente lo shock a contatto con l’asciugamano freddo accende le proteste ma obbligo a rimanere così. Dopo pochi minuti togliamo il tutto e copriamo velocemente con le copert
e. Cinque minuti e mia figlia dorme.
Al mattino mia moglie mi dice che Matilde ha dormito tutta la notte; ovviamente nessun accenno al fatto che si sia addormentata poco dopo l’applicazione dell’acqua fredda. Ma io riesco a resistere dal non dire cose del tipo “Hai visto!” oppure “Avevo ragione io”. No io sono superiore a questo genere di cose e mi dimostro adulto.
Vado al lavoro e dentro di me cresce la volontà di non esaltare il mio “successo” al rientro la sera. “Anche se loro non ne parleranno io me ne starò zitto!”. Arrivo a casa e mia figlia è in piedi, con pochi sintomi. “L’argomento” non viene toccato, io vado in doccia, “Resisti resisti” mi dico, scendo per la cena e subito mia figlia “Papà quella cosa di questa notte io non la faccio più”.Pochi millesimi di secondo e tutti i miei buoni propositi vanno in fumo; fumo che uscirebbe dalle mie orecchie se fossimo in un cartone animato, in compagnia delle fiamme dalla bocca.
Come non dar ragione a Renato Marini quando in “Psiche Amica” spiega che si deve cercare di controllare le idee non le emozioni. Avrei dovuto dall’inizio non crearmi l’aspettativa della gratificazione (livello difficile) oppure avrei dovuto scaricare la rabbia in un’altra direzione invece che sulle persone (livello medio). Magra la consolazione di non averla soffocata altrimenti si sarebbe scaricata altrove nel mio corpo (livello raso-terra).
Davide Antoniazzi, socio e consulente di primo livello (iridologo)