Quando si parla di vaccini bisogna distinguere almeno tre argomenti:
(a) l’aspetto scientifico e storico;
(b) l’aspetto economico e commerciale; (c) l’aspetto sociale e politico.
Aspetto scientifico storico.
Nei secoli scorsi moltissimi morivano per cause allora ignote; malattie come il vaiolo uccidevano migliaia di persone ad ogni epidemia. Dopo l’epidemia di vaiolo del 1751 a Londra, il medico Francis Home, nel 1757, scoprì l’origine infettiva di questa ed altre malattie. Ancora Pasteur non aveva scoperto i microbi, ma si capì già allora che qualcosa faceva ammalare le persone, e che un malato passa questo qualcosa ad altri. Il termine “vaccino” venne coniato da Jenner nel 1796 e deriva dal termine latino “vacca”; prima di lui i composti che venivano usati per immunizzare le persone non avevano un nome specifico.
Il primo composto antivaiolo venne messo a punto nel 1759 ed era tratto dal sangue di persone guarite. Fin dal 1600 in Cina dei fluidi corporei di persone guarite di vaiolo venivano essiccate e fatte inalare ad altre, per immunizzarle. Quando questa pratica arrivò in Europa, trovò sostenitori e detrattori. Nel 1777 George Washington impose l’immunizzazione antivaiolosa ai suoi soldati che non erano già guariti, per mettere fine ad una epidemia che inabilitava quasi la metà del suo esercito.
Nel 1796 Jenner eseguì la prima vaccinazione con un siero di vaiolo indebolito (quello bovino) che rese il bambino-cavia immune alla malattia. La novità proposta da Jenner era di sostituire al siero umano di ex malati il siero di mucche malate (detto appunto vaccinae); poi egli inoculò del siero di vaiolo forte nei bambini
vaccinati e verificò che non si ammalarono. Fra i sostenitori del nuovo metodo ci fu anche Napoleone, che pure era nemico degli Inglesi.
Il primo tentativo di imporre la vaccinazione di Jenner alla popolazione venne fatto a Lucca (Italia) nel 1805 dalla sorella di Napoleone, ma senza successo, perché la gente non si fidava del siero bovino. L’uso del vaccino di Jenner a Londra portò
i morti per vaiolo dai 18.000 circa del 1810 agli 8.000 circa nel 1820. Nel 1853 il governo britannico rese obbligatoria la vaccinazione per tutti i bambini, entro tre mesi dalla nascita; dato che la resistenza popolare era molto diffusa, i disobbedienti venivano puniti con multe salate e col carcere.
Nel 1862 Louis Pasteur scoprì l’esistenza dei microbi (batteri) e li individuò come i portatori delle malattie da contagio. Nel 1892 si capì la differenza fra i batteri (esseri viventi) e i virus (elementi non viventi): virus è la forma latina della parola “veleno”. Ancora non si era capito in che modo i vaccini fossero efficaci nel difendere l’organismo dai microbi mortali.
Nel 1905, dopo una epidemia di poliomielite e l’imposizione dell’obbligo di vaccinazione, negli USA il movimento anti vaccini portò il caso dei vaccini obbligatori davanti alla Corte Costituzionale, la quale stabilì che il governo ha il diritto costituzionale di imporre per obbligo delle terapie, se queste salvano la vita delle persone.
Nel 1919, dopo la famosa Spagnola, si scoprì che, mentre i batteri si possono uccidere con degli antibiotici esterni e per essi il corpo crea anticorpi specifici permanenti, i virus non si possono uccidere (perché non sono esseri viventi) e per essi il corpo non crea anticorpi specifici permanenti.
La morte di 5 bimbi a Dallas nel 1919, dopo la vaccinazione, e di altri 72 nell’Idaho nel 1929, sempre dopo una vaccinazione contro la tubercolosi, fecero capire che le sostanze usate per fabbricare vaccini possono essere molto dannose all’organismo.
Da allora i vari governi imposero strette norme ai produttori di vaccini, per evitare che dentro ad essi vi siano messe sostanze che creano danni collaterali gravi.
Nel 1940 si capì che i virus non sono tutti uguali, e che non è possibile creare un vaccino generico che crei l’immunità. Fino a quella data, la ricerca per la preparazione in laboratorio di vaccini per prevenire malattie molto diffuse e letali era sospinta da un unico interesse: salvare la vita alla gente. Le scoperte scientifiche, dal 1757 al 1948 avevano effettivamente raggiunto quello scopo e malattie come il vaiolo,
il colera, la difterite, la tubercolosi, divennero meno diffuse e meno letali. Fu nel secondo dopoguerra che iniziò l’aspetto commerciale della produzione di vaccini.
Oggi l’aspetto scientifico è ormai ben conosciuto, anche se l’ultima strage post-vaccino accadde nel 1955 negli USA, con 11 morti e centinaia di paralizzati per un vaccino antipolio fatto male. Il principio di base è il seguente: inserendo nell’organismo un microbo dannoso ma indebolito, il sistema immunitario riesce ad attivare le sue difese, che metterà in atto anche quando dovesse entrare lo stesso microbo, non indebolito.
Questa teoria non tiene conto della variabilità delle reazioni di un organismo come il corpo umano. Dopo l’inoculazione del microbo indebolito, possono accadere quattro diverse conseguenze:
(a) il microbo indebolito è più forte del sistema immunitario e la persona si am- mala di quella malattia;
(b) il sistema immunitario debella il microbo indebolito ma quando entra quello forte non riesce a debellarlo, così la persona si ammala lo stesso;
(c) il sistema immunitario era già abbastanza forte per conto suo ed avrebbe debellato il microbo forte anche senza la vaccinazione;
(d) il sistema immunitario era debole, non sarebbe riuscito a debellare il microbo forte, ma riesce a debellare il microbo indebolito e si rafforza contro quello forte.
L’efficacia del vaccino in teoria non supera il 25% dei casi, ma non è possibile fare previsioni matematiche su come ciascun organismo reagirà alla vaccinazione. Soprattutto, non è possibile sapere quanti bambini non abbiano davvero bisogno del vaccino perché hanno un sistema immunitario forte e guarirebbero da soli anche senza il vaccino, e quanti invece abbiano un sistema così debole che soccomberebbe all’inoculazione del vaccino.
Per stabilizzare il terreno che mantiene attivo il microbo indebolito, in attesa che il farmaco venga spedito, venduto, acquistato ed usato, i produttori mettono delle sostanze che risultano dannose per l’ organismo umano: mercurio, alluminio, formaldeide e proteine di pollo. Quando sostanze di questo tipo entrano attraverso il sistema digerente, l’organismo ha modo di renderle poco aggressive; ma se vengono iniettate direttamente nel sangue il sistema di difesa ne viene aggredito.
I casi di effetti avversi dei vaccini causati da queste sostanze tossiche sono innegabili e documentati; in Italia ufficialmente arrivano a circa 1.000 all’anno, cifra ritenuta dai Pro-Vax del tutto accettabile, considerati gli enormi vantaggi in termini di malattie evitate e denaro risparmiato tramite la vaccinazione di massa. Si propone questo ragionamento: in Italia ogni anno muoiono migliaia di persone per incidenti stradali, ma non per questo si deve evitare di andare in auto: lo stesso vale per i vaccini.
D’altra parte, dicono i Pro-Vax, queste sostanze sono assolutamente necessarie affinché il vaccino funzioni anche dopo un certo tempo dalla produzione. I rischi della vaccinazione di massa sono quindi da ignorare perché ampiamente superati dai vantaggi. Ci sono anche quelli che negano che i vaccini contengano sostanze velenose, ma lo fanno per demagogia, non per conoscenza, perché la presenza di queste sostanze è stata ampiamente dimostrata in laboratorio
La ricerca scientifica ha dimostrato che nei primi tre anni di vita sia il sistema immunitario che quello nervoso sono in fase di maturazione; questo suggerirebbe di
rimandare le vaccinazioni a dopo i tre anni d’età. I Pro-Vax dicono invece che sono proprio i bambini sotto i tre anni quelli esposti a rischi maggiori, proprio per l’immaturità del loro sistema di difesa. La differenza sta nel concetto che si ha dell’intelligenza della natura rispetto a quella dell’uomo. I Pro-Vax pensano che la natura sia fatta male e che spetti all’uomo migliorare le cose.
I No-Vax ritengono che la natura sia più intelligente dell’uomo: fanno notare una coincidenza fra l’aumento delle vaccinazioni infantili negli USA e l’ aumento di casi di autismo e delle inspiegabili “morti in culla”, ma i Pro-Vax negano che questa correlazione statistica (innegabile) derivi da una relazione di causa-effetto; ossia, di- cono che non è scientificamente dimostrato che siano i vaccini a causare l’aumento dei casi di autismo. Cosa allora? Non si sa, ma non si può dire che siano i vaccini.
Per quanto riguarda l’aspetto scientifico, le due posizioni sono quindi ormai ben chiarite: da una parte ci sono quelli che credono che la chimica migliori la vita, dall’altra parte ci sono quelli che credono che sia meglio immettere meno chimica possibile nell’organismo dei bambini e degli adulti.
Aspetto economico
Come detto, fino al 1948 circa la produzione di vaccini aveva solo scopi terapeutici; da quell’anno in poi numerose ditte iniziarono a produrre vaccini con scopi di profitto; le numerose morti a causa di vaccini di cattiva qualità ha spinto gli enti governativi ad emettere regole molto stringenti sulla qualità dei vaccini da mettere in vendita e i casi di morte o danni permanenti sono diminuiti.
Oggi la vendita di vaccini rappresenta solo il 3% dei profitti delle case farmaceutiche, ma questi profitti sono saliti del 600% in 20 anni. Dato che il giro economico dei farmaci nel mondo si aggira sui 1.000 miliardi di dollari, il 3% di questa enorme cifra sono comunque circa 30 miliardi di dollari l’anno.
È vero anche che il margine di guadagno sui vaccini è molto minore rispetto al margine che le case farmaceutiche ottengono da tutti gli altri farmaci; per questo le ditte produttrici puntano su due fattori come produttori di guadagno; (a) la quantità di vaccini venduti e (b) il costo pagato dallo Stato e non dalle persone. Dato che un vaccino costa dai 130 ai 230 dollari, poche persone sarebbero disposte a pagare una tale cifra per vaccinare i propri figli, visto anche che di vaccini ne vengono proposti una decina. Ma se il costo è pagato dallo Stato, tramite il prelievo fiscale, la spesa diventa “invisibile” per le famiglie.
Oggi circa il 50% dei vaccini prodotti al mondo vengono pagati dall’UNICEF con soldi che arrivano dalle tasse dei vari Stati, per essere usati nei Paesi poveri. Le politiche commerciali delle grandi ditte farmaceutiche del mondo (5 di loro detengo- no l’80% del mercato mondiale) puntano in due direzioni strategiche: (a) spingere i governi a rendere obbligatoria la vaccinazione, almeno dei bambini e degli anziani; (b) diffondere l’idea che i vaccini non hanno alcun effetto negativo e chi lo afferma è un analfabeta scientifico, maniaco dei complotti.
Per portare avanti questa politica scendono in campo organizzazioni come l’ONU (Unicef e OMS) e la Fondazione Bill Gates. Vari Stati hanno accettato le pressioni delle case farmaceutiche, alcuni anche ottenendo in cambio del denaro, come nel caso del ministro De Lorenzo in Italia nel 1994; altri Stati (come la Svezia e l’Australia) hanno negato che su questa materia lo Stato possa obbligare i cittadini e mantengono l’assoluta libertà di scelta dei genitori.
Alcuni “esperti” Pro-Vax affermano che per ogni Euro speso in vaccini si risparmiano 25 euro in cure; sollevano quindi lo spauracchio dell’insostenibilità di un Sistema Sanitario che non usi i vaccini come prevenzione di molte malattie, che sono costose da curare. Queste sono affermazioni campate in aria, dato che non vengono fornite le basi per verificare questi calcoli. Ma consentono di dire che i vaccini permettono di offrire ai cittadini cure di altro tipo.
È probabile che per arrivare a quei 25 euro si mettano dentro anche le spese generali del Sistema Sanitario, come i costi per la gestione degli ospedali e per gli stipendi al personale medico e amministrativo, che non sono affatto influenzati dal numero dei malati che si devono curare; è un vecchio trucco contabile che fa sempre effetto.
Per capire il trucco, è come dire che un impiegato che va a bere un caffè e sta via 15 minuti, produce un danno alla ditta pari a 5,25 euro, così calcolato: il costo lordo del dipendente (inclusi oneri sociali) è di 3.600 €/mese, ossia di 21.00 €/ora. Quei 15 minuti dedicati al caffè sono quindi un costo di 5,25 euro. Moltiplicati per 100 dipendenti, il danno per la ditta è 525 euro al giorno, 191.000 euro all’anno. La cifra è impressionante, ma è un trucco. In realtà, quei 5,25 euro la ditta li avrebbe spesi anche se il dipendente non fosse andato a prendere il caffè, perché sono un costo fisso. Lo stesso vale per le spese sanitarie dello Stato, la maggior parte delle quali restano fisse a prescindere da quanti si ammalano o dal tipo di cure da somministrare.
L’aspetto economico mostra quindi che esiste un enorme interesse per le case farmaceutiche a vendere vaccini agli Stati, non ai privati.
Aspetto sociale e politico
I Pro-Vax cercano di spostare la discussione dal piano scientifico e da ancor più da quello commerciale, nei quali si sentono piuttosto deboli, sul piano etico, affermando che chi non vaccina i figli, o non si fa vaccinare, mette in pericolo la salute degli altri e di tutta la società. Gli argomenti più usati sono le cosiddette Immunità di Gregge e Immunità di Bozzolo. Entrambe queste teorie si basano su un dato statico innegabile: se in una popolazione il 95% di soggetti è immune rispetto ad un virus, è molto improbabile che il virus passi da una persona alle altre per contagio. Così il 5% non immune è protetto dai suoi vicini che sono immuni. Questa verità statistica viene tirata in campo per dire che bisogna vaccinare il 95% di persone, in modo che anche le altre 5% siano protette. Subdolamente si fa una equiparazione fra immunità e vaccinazione, che in realtà non è affatto scientifica, come abbiamo visto.
La versione “di bozzolo” punta invece sull’ ambiente famigliare dei soggetti deboli: un bimbo che non può essere vaccinato per motivi di salute, deve avere attorno a lui persone che sono state vaccinate, in modo da non potergli trasmettere il virus o il battere. Questa visione è più accettabile dell’altra, perché consente agli scettici di non vaccinare il bambino, convincendoli a vaccinare gli adulti che gli vivono accanto, che sono sempre numerosi. Un vaccino in meno per il bimbo viene sostituito da molti vaccini per gli adulti.
Un altro argomento usato spesso dai Pro-Vax è l’idea che la salute dei cittadini è una responsabilità dello Stato e che il singolo non può dunque decidere da solo sulla sua salute, perché la sua salute influenza il funzionamento dello Stato. Qualcuno ha detto addirittura che chi si ammala reca un danno allo Stato, perché non va a lavorare. Altri si limitano ad invocare il pericolo di contagio e le spese a carico dello Stato.
In questi ragionamenti si evidenzia lo scontro fra la visione di chi vede lo Stato come superiore alle persone (Res Publica romana) e di chi vede lo Stato come al servizio dei cittadini (Ecclesia greca e protocristiana).
Tutti gli studi fatti sull’andamento delle grandi malattie infettive ha mostrato che l’introduzione del vaccino non ha accelerato la parabola discendente, tipica di questi eventi, ma ne ha indubbiamente impedito il ripetersi.
Alcuni studi regionali (Germania, Nuova Zelanda) hanno rilevato che i bambini non vaccinati si ammalano, nel corso della loro vita, molto di meno dei bambini vacci- nati da piccoli. Ma questi studi vengono ritenuti fasulli dai Pro-Vax, mostrando che la loro posizione non si basa sulla scienza ma sulla morale etica.
Il dibattito pubblico
Il dibattito scientifico, quello economico e quello etico-sociale non riescono a restare nei limiti di una serena discussione scientifica, fatta seguendo i criteri dell’epistemologia della scienza, come quelli indicati da Karl Popper, allo scopo di arrivare ad una comune accettazione di una verità. Sia i Pro-Vax che i No-Vax assumono toni di guerra ideologica che demonizzano l’avversario e ridicolizzano le sue motivazioni o la sua competenza.
Anche i governanti, anziché restare su toni di serena ricerca della verità, ascoltando le due campane e valutando quale possa essere il meglio per la società e per i cittadini, magari sentendo il parere della maggioranza dei cittadini stessi, prendono posizione con decisioni molto drastiche, sempre a favore dei vaccini.
In Italia l’Ordine dei Medici ha deciso di radiare dall’albo chi parla a sfavore dei vaccini ed il sospetto che dietro a queste pressioni ci siano forti interessi economi- ci, più che lo zelo per il rispetto della scienza, non può essere che fortissimo. La scienza vera discute, non proibisce la discussione.
Anche molti giornalisti si prestano a fare da cassa di risonanza per i Pro-Vax e fanno spesso notare quanto utili siano i vaccini e quanto chi non si fa vaccinare, perché crede alle notizie false che girano sui Social, corra seri rischi di salute. Nella crisi sanitaria del 2020 nessun giornalista si è mai curato di specificare quanti fra i deceduti fossero stati vaccinati; il motivo è semplice: avrebbero trovato che la maggior parte delle persone decedute erano state vaccinate. Da questo si capisce che chi
gestisce i giornali e l’informazione televisiva è chiaramente orientato dalla necessità di guadagnare da quello che dicono, per cui stanno dalla parte di chi offre più denaro.
Queste prese di posizione drastiche, da una parte a favore dei vaccini e dall’altra contro di essi, spingono a pensare che chi le adotta senta di stare su un terreno friabile e cerchi di evitare il confronto leale ed aperto, basato sulla scienza e sull’etica partecipativa, mettendosi ad urlare. In psicologia si sa bene che chi urla sa di non poter averla vinta senza urlare. L’Acnin non vuole urlare ma solo ragionare di scienza e di etica partecipativa.
La posizione Acnin sui vaccini è quindi di cautela: a parte le situazioni di poca salute generale, di scarso cibo e di elevati tassi di malattia, come nei paesi poveri, nella nostra società sono dannosi i vaccini multipli, inoculati nei primi mesi di vita; non è saggio farli a tutti indistintamente: prima andrebbero fatti seri controlli sulla salute generale del bambino. Sono sempre dannosi quelli fatti agli anziani. L’obbligatorietà dei vaccini è una scelta politica prepotente, non giustificata dalla reale situazione sanitaria.