Dove sta andando la Medicina ?
Prima di Ippocrate la medicina stava nel campo della superstizione: le malattie venivano attribuite agli spiriti maligni che si cercava di rabbonire con sacrifici di vario tipo. Il concetto era che per rabbonire gli spiriti maligni bisognava soffrire qualche perdita: rinuncio ad una capra per tornare sano e spero che la capra basti a rabbonire lo spirito maligno. Questa superstizione, come tutte le superstizioni, ogni tanto funzionava; non sempre, ma quel tanto che bastava per far credere alla gente che i sacrifici potevano rabbonire gli spiriti malvagi. Così la gente credeva fosse vero.
Poi venne Ippocrate, circa 2.400 anni fa, e iniziò a dire che le malattie non erano causate da spiriti maligni ma dalle scelte della persona, soprattutto da ciò che mangiava. La sua spiegazione trasportò la medicina dal campo della superstizione a quello della scienza, ossia della conoscenza delle leggi della natura che governa- no la vita degli esseri viventi. Ma soprattutto tolse agli spiriti maligni il potere di far ammalare e lo dette al malato stesso: il malato era malato per colpa sua.
Questo drastico salto di paradigma è visto anche oggi come la nascita della medicina scientifica. Il termine Medicina deriva da una radice sanscrita che significa Misurare e si riferisce all’idea che il medico deve capire: ragionando, misurando mentalmente, osservando i sintomi, deve comprendere cosa è successo. Il sacerdote che offriva i sacrifici per rabbonire gli spiriti maligni non aveva nessun bisogno di capire perché lo spirito si fosse arrabbiato: bastava rabbonirlo.
Da Ippocrate in poi, invece, il medico ebbe il compito di capire cosa è accaduto, ossia cosa è andato storto. A volte era una scelta del malato, ma altre volte era un evento esterno: un colpo di freddo, un’acqua inquinata, la puntura di un insetto, o cose simili. La medicina iniziò così a distinguere fra cause interne e cause esterne.
I malanni venuti da fuori dovevano essere trattati con rimedi esterni: un impiastro sulla puntura o il fuoco per riscaldare il corpo. I malanni nati dentro dovevano es- sere trattati da dentro: alimentazione più sana, migliore respirazione e movimento muscolare, più esposizione ai raggi del sole.
Nei secoli successivi i medici seguirono il paradigma di Ippocrate, ciascuno scegliendo quei rimedi esterni che secondo loro meglio aiutavano la guarigione. Poco progresso venne fatto in merito ai rimedi interni, ossia all’alimentazione, alla circolazione del sangue ed alla temperatura del corpo. La conoscenza dell’anatomia e della fisiologia era ancora troppo scarsa per poter aiutare a capire.
Nel corso del XIX secolo la scienza medica fece notevoli passi in avanti: vennero scoperti i microbi e nacque l’idea delle infezioni e del contagio da malati a sani. Vennero compresi sia la conformazione degli organi interni che il loro funzionamento. Si comprese l’importanza della corretta alimentazione, di una buona circolazione del sangue e di un adeguato movimento muscolare. Ma nacque anche la scienza chimica e i medici iniziarono a pensare di poter fornire al corpo umano ciò che gli serve per stare in salute, non tramite i canali naturali (i vari tipi di alimentazione) ma tramite l’introduzione di farmaci, per bocca o in vena. Nacque così l’industria farmaceutica.
Anche la tecnica chirurgica fece passi avanti fenomenali. Un poco alla volta nella mente dei medici e della gente si fece strada l’idea che la malattia va curata con farmaci ed interventi chirurgici. La scoperta dei virus e dei vaccini rinforzò ancora di più l’idea che la malattia viene da fuori e la cura deve venire da fuori. Con concetti moderni, tornò l’antica idea pre-Ippocratica: l’uomo si ammala a causa di elementi maligni esterni che entrano nell’organismo e per tornare sano l’uomo deve affidarsi alle cure di esperti che sanno come distruggere quegli elementi maligni. Da esperto che capisce e consiglia, il medico divenne un esperto che cura.
Poi avvenne la grande svolta culturale che fece deragliare il treno della scienza medica: il profitto economico. Nel XX secolo la nostra società ha adottato come scopo principale la produzione di ricchezza, che richiede che la gente guadagni e spenda denaro. Dai politici ai giornalisti, dagli imprenditori ai contadini, tutti ebbero come scopo principale guadagnare denaro. Spendere sempre di meno per produrre beni e servizi, da vendere a prezzi sempre più remunerativi. Anche la classe medica venne profondamente influenzata da questa nuova cultura.
Vorrei fare un esempio personale: negli ultimi 20 anni io mi sono ammalato quasi tutti gli anni di influenza, all’inizio dell’inverno. Mi sono sempre curato da solo, con arance e riposo a letto, e sono sempre guarito nel giro di due giorni. Nessuno ha guadagnato nulla dalla mia malattia o dalla mia guarigione. Non serve spendere soldi per curarsi quando si sta male. Può la società accettare che uno si ammali e guarisca senza acquistare nulla? Guardate cosa si vede in TV: se hai un dolore acquista un farmaco; se ti senti debole, acquista un integratore; se prendi il raffreddore, acquista un rimedio; se fai fatica a fare le scale o a entrare nella vasca da bagno, acquista un prodotto, costoso ma utile; se vuoi dimagrire acquista un prodotto; se vuoi avere la pelle più elastica, acquista un prodotto.
Per ogni problema la società propone di acquistare qualcosa. Qualche decina di anni fa le ditte farmaceutiche ebbero una intuizione geniale: perché vendere i farmaci solo ai malati? Si guadagna molto di più vendendo farmaci ai sani; basta convincere la gente che per restare sana deve farsi vaccinare, o deve assumere un’aspirina, a scopo preventivo. Che un farmaco riesca a far guarire un malato è facilmente verificabile a livello individuale; ma non è possibile verificare individualmente se un vaccino protegge davvero dalla malattia. Ma le classe medica lascia perdere il livello individuale ragiona in termini statistici. Così si può dire che statisticamente i vaccini prevengono le malattie e che gli effetti avversi sono trascurabili.
Un poco alla volta la gente ha iniziato a credere alle statistiche, come se un dato
statistico avesse un qualche, pur minimo, valore individuale. Facciamo un es- empio: statisticamente è dimostrato che fra le persone che sono coinvolte in un incidente stradale, solo meno del 5% portava calzini bianchi. Questo è un dato di fatto statistico. Questa verità vuol dire che se io mi metto in viaggio, indossando calzini bianchi riduco la probabilità di essere coinvolto in un incidente? Certo che no.
La statistica mette sempre in relazione un evento con un altro, supponendo una relazione di causa – effetto che non sempre è reale. Nel caso dei calzini e degli incidenti stradali il semplice buon senso nega che ci sia una relazione causa-effetto fra il colore dei calzini e l’incidente. Ma in altri casi il buon senso non è così di aiuto. Chi dice che fumare sigarette aumenta la probabilità di sviluppare un tumore ai polmoni è riuscito a trovare la relazione di causa-effetto fra il fumo e il tumore? No: non è stata trovata nessuna relazione diretta, biologica, fra i due fenomeni. Ma la statistica dice che chi fuma si ammala di tumore più facilmente, per cui la relazione causa-effetto viene ritenuta reale anche se non è spiegabile.
Ma anche accettando questa relazione, dedotta solo dalla statistica, vuol dire che se io fumo svilupperò un tumore ai polmoni e se non fumo non mi verrà di certo quel tumore? La realtà mostra che non è così: molti fumatori non sviluppano un tumore e molti si ammalano di tumore ai polmoni senza aver mai fumato. La statistica non ha alcun valore a livello personale e individuale. Eppure tutti i ragiona- menti che vengono fatti quando si parla di efficacia dei farmaci, dei vaccini e delle terapie mediche, si basano solo su dati statistici, senza nessuna individuazione di relazioni di causa-effetto.
Se si guardano le informazioni scientifiche su una qualche malattia, spesso di legge: “Le cause non sono note, ma ci sono prove statistiche che collegano questa malattia a queste cause; per curare questa malattia si usano quindi questi farmaci e queste terapie”. In alcuni casi (pochi) i medici si spingono a dare un dato
statistico sull’efficacia del farmaco e della terapia: la chemioterapia si è dimostrata efficace nel 52% dei casi, ossia per 48 pazienti su 100 non ha portato alla guarigione. Come si può quindi dire che quei 52 che sono guariti, sono guariti a causa della chemio ? Non c’è nessuna prova scientifica (relazione di causa-effetto) e si tratta solo di valutazioni statistiche. Come facevano gli antichi sacerdoti, non serve capire quale sia la causa: basta eliminare il nemico.
I dati statistici raccolti in Australia e negli Stati Uniti mostrano che un malato di tumore ha una probabilità di essere ancora vivo dopo 5 anni, pari al 50%; se uno si sottopone alla chemioterapia innalza quella probabilità al 52%. Il paziente dovrebbe poter scegliere tra fare o no la chemio, che ha reazioni avverse molto importanti, avendo informazioni corrette sui probabili benefici. Ma la chemio genera elevati guadagni per le ditte farmaceutiche, che hanno quindi ogni interesse a sbandiera- re i pregi e a nascondere i difetti dei loro prodotti.
Dove sta andando la medicina moderna? In una società che ha messo il profitto, ossia il denaro, come meta principale, quanto sforzo viene fatto affinché la gente impari a curarsi da sola, con gli elementi della natura, che non generano guadagni per nessuno? La statistica viene usata per spingere la gente a curarsi il più possibile da sola o per spingerla ad acquistare – al minimo sintomo – qualche prodotto, spesso molto costoso ?
E arriviamo alla propaganda. Ormai i rimedi farmacologici sono proposti come scientifici, mentre quelli naturali sono etichettati come superstiziosi. La distinzione fra Scienza e Superstizione è antica quanto il mondo. Ai tempi di Ippocrate, chi attribuiva le malattie agli spiriti maligni e curava con sacrifici era nel campo della superstizione, mentre chi attribuiva le malattie ad errori del malato stava nel campo della scienza. Oggi, che attribuisce le malattie a virus e batteri e cura con farmaci sta nel campo della scienza e chi parla di squilibri interni e di pratiche igienistiche viene messo nel campo della superstizione. Si sono invertite le parti. In realtà è la
moderna medicina a basarsi sulla superstizione, ossia sul credere senza vere prove.
In passato erano tre i campi nei quali la gente non usava la ragione logica ma la fede mistica: la religione, la politica e il calcio. Che una squadra sia migliore delle altre, che un partito sia migliore degli altri o che una religione sia migliore delle altre, era questione di scelta mistica, di fede, non di logica razionale. Oggi anche
la scienza medica è diventata una scelta di fede, non di logica razionale: bastano quindici minuti di analisi logica per smontare ogni valore dell’obbligatorietà dei vaccini, infantili o senili; ma nessun medico è disposto a fare questa analisi logica. Tutti cercano sempre di chiudere il discorso facendo ricorso alla credibilità di chi parla, alla fama di università che hanno fatto certi studi, e così via. Atti di fede, non di logica. Serve la propaganda per dare una veste scientifica a queste affermazioni.
La propaganda serve per far credere alla gente qualcosa che non è vero. Non serve la propaganda per far credere alla gente qualcosa che è vero, perché il buon senso è sufficiente. È stato detto che la verità non ha bisogno di bravi avvocati ma solo di onesti testimoni. È la menzogna che ha bisogno di bravi avvocati, che riescano a convincere. Quando lo scopo dei governanti è produrre ricchezza, in che direzione andrà la sua propaganda? Basta, di nuovo, guardare cosa viene detto in TV: qualcuno forse invita la gente a comportarsi in modo da non dover spendere soldi ? A non dover chiamare il medico, o l’idraulico, o portare l’auto dal meccani- co ? I vari obblighi, ad avere le catene da neve in auto, a tenere i fari accesi anche di giorno, a far revisionare l’auto o la caldaia ogni due anni, a cosa mirano?
Gli inviti a fare ogni anno certi esami medici, a cosa mirano ? Certo, la motivazione ufficiale è il bene delle persone: è per evitare incidenti, per ridurre il numero dei morti, per vivere in una società più sicura. È proprio questo lo scopo della propaganda: convincer la gente che chi impone o vieta qualcosa lo fa per fare del bene alle persone. Ma in verità lo scopo è far girare l’economia, aumentare la ricchezza globale della società, o peggio, aumentare i guadagni di qualcuno.
Purtroppo, questa è la triste verità. Ci sono filosofi che l’hanno capita e la dicono, ma non vanno mai in TV: questa società non si può permettere persone come Giordano Bruno, che dicono la verità e spingono la gente a non credere ai potenti. Giordano Bruno venne arso vivo: oggi semplicemente uno viene radiato dall’albo dei medici, multato o diffamato pubblicamente. Bastino come esempi il caso del dottor Di Bella di Modena e la minaccia di radiazione dall’albo per i medici che non sono favorevoli ai vaccini infantili o senili.
Cosa fare ? Possiamo cambiare questa società ? Purtroppo no. Cambiamenti drastici di indirizzo sono avvenuti sempre solo dopo grandi crisi: guerre o tracolli dell’economia o della struttura sociale. Nessuna società ha mai cambiato radicalmente il suo indirizzo in maniera pacifica e indolore. Non resta che la difesa personale: io scelgo come vivere la mia vita. Capisco la propaganda, capisco i suoi inganni, capisco quali siano gli interessi che spingono la società e dirmi di com- portarmi in un certo modo, ma io scelgo di comportarmi come credo giusto. Non faccio guerre, non innalzo bandiere, non cerco di convincere gli altri a fare come me: faccio le mie scelte in maniera intelligente e lascio che la società segua il suo cammino.
Facile certo non è, perché il denaro è necessario per vivere, in questa società: così bisogna essere accorti e saggi: imparare a distinguere e a scegliere. L’ACNIN la chiama Autogestione della Salute e con questa espressione intende una serie ampia di conoscenze, di consapevolezze e di decisioni, del tutto individuali. Come associ- azione ci parliamo fra noi e ci rincuoriamo a vicenda: parliamo di ciò che secondo noi è vero ogni volta che ci è concesso di parlare. Soprattutto, approfondiamo la conoscenza delle leggi della natura, perché è questa la vera Scienza che ci può aiutare a vivere meglio. Un saggio antico disse: “Scegliete oggi chi volete seguire: quanto a me e alla mia famiglia, noi seguiremo l’Eterno”. Lui (Giosuè) si riferiva alla religione; noi possiamo farlo per la salute del corpo e della mente. Che ciascuno scelga di credere a chi vuole e di curarsi come vuole: io scelgo di credere a chi mi parla della natura, senza mire di profitto economico, e mi curerò secondo le leggi della natura che avrò capito.